Public speaking, presentazioni e pitch: dalla teoria alla pratica

Come coltivare il tuo talento e realizzare la miglior presentazione della tua vita
Pochi mesi fa nell’accogliere una cliente alla sua “prova finale” le ho domandato: “ hai trovato qualche difficoltà nel prepararti per oggi? Quale è stato l’aspetto più difficile da gestire, se c’è stato? “
Uso misurare la temperatura per capire cosa fare meglio la volta successiva. Ogni persona o organizzazione con cui collaboro mi insegna qualcosa e contribuisce ad aggiungere un piccolo tassellino in più. Prima del nostro incontro c’era stata la pausa natalizia, un momento che per alcuni significa relax e staccare la spina, per altri ancora più lavoro, specialmente se hanno un’attività nel turismo.
“Sai Cinzia passare dalla teoria alla pratica non è per niente facile! Ci vuole tempo per ottenere risultati. Quando tu mi spiegavi alcuni concetti dentro di me pensavo: ah sì è vero, chiaro. Costruisci il filo del discorso, quello che è dentro di te… poi inizi a lavorarci, e ti rendi conto che è una matrioska e che ci vuole tempo per srotolare la matassa e tirarla fuori dandogli il giusto risalto e la sequenza per me migliore. Non solo la sequenza che è migliore per me, ma quella che serve a chi mi ascolta per comprendere meglio! Adesso so quali sono le mie difficoltà, adesso che il nostro tempo insieme è finito ho realizzato che quelle ore in effetti erano un po’ pochine…È stata una vera palestra, adesso devo solo continuare su questa strada per apportare continui miglioramenti al mio modo presentare l’idea del nostro team.”
Sovente mi viene chiesto un approccio a 360° al public speaking, magari in gruppo senza sapere quali solo le aree di miglioramento di ogni discente, il tutto compresso in pochissimo tempo, perché di solito ci sono due problemi di fondo: il poco tempo ed il budget, che sembrano non bastare mai! Rispetto alla domanda di coaching formulata all’inizio il percorso che strutturiamo insieme è spesso molto diverso. Piano piano, dall’ascolto, emerge l’esigenza più profonda, lo scopo e l’obiettivo. A volte scopriamo che in realtà questa persona può attingere ad altre esperienze che ha già vissuto per trovare la sicurezza che manca, che i contenuti ci sono ma l’ansia blocca, quindi resta quella da abbracciare ed imparare a utilizzare.
Ti è mai successo che la tua aspettativa fosse più grande dell’impegno che eri dispostə e mettere in ciò che volevi cambiare e dell’obiettivo che volevi raggiungere?
Questo aspetto può essere legato a due fattori:
- Il bias detto Effetto Dunning-Kruger: una distorsione cognitiva, a causa della quale individui poco esperti e competenti in un campo tendono a sopravvalutare le proprie abilità auto valutandosi a torto esperti in materia. Come corollario di questa teoria, spesso gli incompetenti si dimostrano estremamente supponenti (qui un sunto fonte wikipedia).

2. Esistono 4 fasi dell’apprendimento, o meglio “Le 4 fasi del modello di competenza”, conoscerle può essere utile.
Le “4 fasi del modello di competenza” definito negli anni ’70 da Noel Burch.
Il modello è molto semplice e mette in evidenza due fattori che influenzano il nostro pensiero mentre apprendiamo una nuova abilità:
🦋 coscienza (consapevolezza)
🦋 livello di abilità (competenza)
L’elemento che lo caratterizza è dato dalla consapevolezza di ciò che conosci mentre apprendi e fai progressi proprio attraverso le 4 fasi. Per poter iniziare ad imparare è importante partire da un presupposto, dall’umiltà intellettuale, l’apertura, cioè il desiderio di voler conoscere, apprendere e migliorare. L’altro ingrediente essenziale è rispettare i propri tempi senza fretta di arrivare al risultato.

Partendo dalla base della piramide:
La fase 1 è l’Incompetenza inconscia
“Non so cosa non so.” Non sono conscio delle abilità che non ho.
Non siamo neanche all’inizio dell’apprendimento poiché completamente inconsapevoli.
Poi succede qualcosa. Il trigger una voce ci dice che vorremmo imparare quella cosa nuova, abbiamo una bella scarica di dopamina e diciamo: wow questa cosa mi piacerebbe approfondirla!
Questo accade perché all’inizio del processo di apprendimento, prima di iniziare a imparare, è necessario comprendere che siamo naturalmente inconsapevoli di quanto poco sappiamo.
La fase 2 è l’ Incompetenza consapevole
“Adesso so cosa voglio imparare, ma ancora non sono molto bravo.” Siamo nella curva di apprendimento in cui conosciamo l’abilità che stiamo cercando di padroneggiare, ma siamo ancora alle prime armi dell’apprendimento. Siamo consapevoli dell’abilità e del fatto che ancora non siamo in grado di padroneggiarla. Siamo nella fase in cui iniziamo ad imparare ed è comune fare degli errori. Può capitare di dimenticare o saltare dei passaggi, di avere dei blocchi perché non ci sentiamo sicuri.
Facciamo un esempio: hai la patente? Ti ricordi come ti sentivi alle prime guide? Dovevi pensare proprio a tutti i passaggi, le manovre, eri lento… per non parlare dei parcheggio a S, a L, frontali in retro! Evolvere e fare progressi è spesso una fase lenta e frustrante, soprattutto perché sei consapevole di tutti gli errori che stai facendo.
Questo è il palcoscenico in cui riconosci (sei consapevole) della tua mancanza di abilità (incompetenza) e puoi spesso sentirti frustrato perché hai l’impressione di non fare progressi o di farli troppo lentamente.
La fase 3: la competenza cosciente
La terza fase è riassunta dalla frase: “So come fare, ma ho bisogno di pensare e concentrarmi su quello che devo fare.”
C’è bisogno di intenzionalità, ma va comunque meglio rispetto alla fase precedente. Lo sforzo è comunque minore, come minore è la frustrazione. La competenza sta per diventare un’abitudine, un processo automatico, proprio come andare in macchina. La paura di sbagliare ti fa dubitare delle tue capacità.
Ed infine la Fase 4: la competenza incosciente
La fase finale del modello di apprendimento può essere riassunta dalla frase: “Lo so e posso farlo senza sforzo. Posso anche spiegare ad altri come si fa”
Tornando alla guida dell’auto, questa è la fase in cui non solo ti viene naturale guidare, bensì, mentre lo fai, puoi anche telefonare (con il vivavoce!) senza dimenticarti dove stai andando e dover pensare a come avviare l’auto, ingranare la marcia, fare manovra ecc. Tutte le azioni ora sono diventate automatiche. L’abilità è diventata un’abitudine. Qualcosa che puoi fare spontaneamente senza doverci pensare. In altre parole, è diventata un’azione inconscia.
Tutti noi apprendiamo attraverso queste 4 fasi di competenza, nessuno escluso, ognuno con i suoi tempi in base a quanto è sfidante l’obiettivo. Non è meraviglioso? Qualcosa di universale ed anche così personale.
Saperlo ti può aiutare a gestire meglio la frustrazione degli inizi e del “non lo so ancora fare bene” e pianificare meglio il tempo da dedicare ad allenare, ad esempio, le tue capacità di parlare in pubblico.
Con l’allenamento costante, come negli sport, anche tu potrai coltivare il tuo talento e realizzare la miglior presentazione della tua vita, in una conferenza, un pitch e proprio come alcuni dei migliori TED e TEDx talks.